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BONIFICHE, NUOVO SCANDALO ALL’OMBRA DELLA “MADUNINA”

l suolo che calpestiamo ogni giorno, quello stesso suolo su cui poggiano le fondamenta delle nuove abitazioni del capoluogo lombardo è inquinato. Non è sporco, è infettato da rifiuti industriali pericolosi. E per pulirlo non basta spostare un po’ di terra con le ruspe, serve un intervento di bonifica. Ovvero il procedimento di eliminazione degli inquinanti da un sito contaminato. Costoso ma necessario, per garantire la salute dei cittadini. Che dovrebbe essere un dovere prima ancora che un obbligo.

La legge c’è. L’obbligo alla bonifica dei siti contaminati è determinato, in Italia, per il responsabile, dal Decreto legislativo 152/2006.. Questa è la legge, purtroppo però – come è noto – ci sono personaggi senza scrupoli, “furbetti” che della legge se ne infischiano e della salute dei cittadini pure. Costruttori che, insieme a prezzolati funzionari pubblici, s’ingrossano il portafoglio alla faccia dei futuri inquilini. Da Giuseppe Grossi, il “signore delle bonifiche” in poi è emerso un panorama che, a Milano e nell’hinterland è pieno di ombre. E i recenti fatti di cronaca sembrano confermare queste preoccupazioni.

Prima l’area ex Sisas di Pioltello (vedi qui), pochi mesi fa il caso dell’area di Santa Giulia (vedi qui ), oggi, quello dell’ex cava di Geminiano, in zona Bisceglie, di proprietà di Antica Acqua Pia Marcia, di Francesco Bellavista Caltagirone. Il suolo su cui sorgeranno le case nasconde metalli tossici, diossina e altri elementi cancerogeni.

Nei giorni scorsi la Procura di Milano ha convalidato il sequestro d’urgenza del cantiere, un’area di circa 300 mila metri quadri sulla quale dovrebbero sorgere oltre 2500 nuovi alloggi.
Secondo il Gip “alcune costruzioni sono iniziate senza la rimozione dei rifiuti sottostanti”. Per questo è stata immediatamente avviata un’indagine che, tra gli altri, coinvolge (oltre ai proprietari delle aree) anche il responsabile dell’Arpa e 2 funzionari del Comune di Milano, che avrebbero rilasciato le autorizzazioni a costruire, nonostante la piena consapevolezza della pericolosità dei rifiuti interrati nella zona.
Non resta che augurarsi che la magistratura faccia luce al più presto su queste zone d’ombra.

Perché con la salute dei cittadini non si scherza.

CATEGORIE: AMBIENTE

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VIII LEGISLATURA